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Canto d’amore - divagazioni su Prufrock

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«ogni giorno prendo le mie medicine
l'una per aggiustare gli effetti dell'altra
e tutte per guarire la vita»

lo racconti inarcando il sopracciglio, con quello sguardo
un po' sorpreso
di chi non sappia come si sia arrivati a questo punto
soffocati dalla prudenza a contare
ogni gesto, gocciolarlo piano, attenti che non smuova
equilibri tanto precari quanto ineludibili
fragilità pregresse

«beh, possiamo farci sopra una risata di aver visto arrivare
i tempi dei pantaloni arrotolati in fondo
averli visti arrivare e trascorrere senza che la domanda
inespressa, la domanda --- »

ha davvero senso continuare, amor mio
continuare a chiedere?

ci siamo sobbarcati questo viaggio, non era detto:
una scelta come un'altra per chi non sceglie mai
così adesso
incrociamo i nostri sguardi liquidi
tremanti sul collo
come sappiamo fare solo noi

e ammettiamo di aver avuto una risposta
averla avuta sempre davanti
presente e adamantina

averla avuta tra le mani, noi sì
per poter dimenticare lazzaro e il regno dei morti dimenticare
tutto
con un tocco lieve sulla fronte

sapere del gesto, sapere
dell'amore
: questo abbiamo conosciuto, per raccontarlo ai vivi







(*) Il canto d'amore di J. Alfred Prufrock, T. S. Eliot, 1910-1911

 cristina bizzarri - 28/01/2013 19:11:00 [ leggi altri commenti di cristina bizzarri » ]

Mi sembra una variazione ultrabella la tua sul tema di Prufrock, e mi riporta a quel piacere unico,astratto eppure così intenso che ho provato tanti anni fa leggendo questo "canto" eliotiano. Ma qui da te c’è anche uno strascico di Una Partita a Scacchi, e di altro ancora della Waste Land, se mi ricordo bene. E quel senso di ampiezza e di essere vissuti anche attraverso le vite dei Grandi che ci accarezza leggendoli, (amore della carta), ritorna ...

 Loredana Scalia - 19/01/2013 12:54:00 [ leggi altri commenti di Loredana Scalia » ]

Un gioiello importante, di quelli da mettere su carta. Grazie.

 Loredana Savelli - 19/01/2013 10:06:00 [ leggi altri commenti di Loredana Savelli » ]

Che dire? Grande Eliot, ma grande pure tu, sembri una ricamatrice della poesia, assolutamente NON leziosa, sempre precisa nell’affondare in verso in "cose" innominabili, come l’amore, e quello di lunga data...
Complimenti ancora.

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